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autismo

Come intrattenere i bambini e i ragazzi con disturbi autistici

Autore: dott. Emidio Tribulato

 

 

Il coronavirus ci costringe tutti a casa. Non vi è scuola, non vi sono attività riabilitative da effettuare, non si può passeggiare.  Tutto sembra cospirare contro i genitori e i loro figli che presentano disturbi autistici. Eppure questo periodo, questo tempo, può essere prezioso per questi bambini e per i loro genitori.

Il suggerimento che ci sentiamo di dare, è quello di utilizzare costantemente, per almeno un’ora al giorno uno strumento vecchio come la stessa umanità, anzi ancora più antico, poiché prima della comparsa dell’uomo sulla terra era già usato dai cuccioli di moltissimi animali: questo prezioso strumento si chiama semplicemente: “gioco”.

È noto che il gioco ha svariate e importanti funzioni ed è molto importante per la crescita psicologica, sociale, relazionale, intellettiva di ogni bambino,  poiché esso:

·      è stimolo allo sviluppo motorio e intellettivo;

·      è strumento di esplorazione e conoscenza del proprio corpo, di quello degli altri, degli oggetti, degli   animali e della natura che ci circonda;

·      è veicolo privilegiato di comunicazione e socializzazione;

·      è mezzo per lo sviluppo della creatività e della fantasia;

·      è strumento di conoscenza delle proprie e altrui emozioni e sentimenti;

·      ha la capacità di migliorare il contatto e il controllo delle proprie emozioni;

·      è palestra per l’autonomia personale e sociale;

·      è occasione per rafforzare la volontà;

·      ed infine è il migliore strumento atto a creare e mantenere tra le persone complicità, intesa, reciproco legame affettivo, serenità, gioia e piacere.

 

Il gioco libero

 

Per tali motivi utilizzando il gioco libero nel quale, i bambini stessi, di comune accordo si danno in ogni momento, regole e indicazioni, i piccoli degli esseri umani imparano a esplorare, conoscere, comunicare, socializzare e rendersi autonomi. Inoltre mediante quella che sembra una banale, semplice attività ludica, i bambini di tutto il mondo e di tutte le generazioni, riescono a capire, controllare e modellare le proprie e altrui emozioni, così da diventare capaci di costruire delle relazioni piacevoli ma anche efficaci, utili e durature.

Insomma i bambini, mediante il gioco libero, riescono, tra l’altro, a costruire momenti di socialità. Questi momenti di socialità, a loro volta, non solo tenderanno a migliorare il loro mondo interiore, rendendolo più disteso, sereno, fiducioso, allegro e ottimista, ma li aiuteranno nella loro crescita affettiva ed emotiva. 

Purtroppo i piccoli che presentano sintomi autistici non riescono a utilizzare questo tipo di gioco, poiché il loro sviluppo affettivo – relazionale è troppo immaturo e il loro mondo interiore è eccessivamente instabile, disturbato, insicuro, fragile e inquieto, per permettere loro di intraprendere un’attività ludica, come il gioco libero, che di solito si effettua in piena collaborazione e intesa con i coetanei. Ciò in quanto, essendo questi bambini emotivamente molto chiusi e scarsamente disponibili a mediare e ancor più ad accettare le richieste degli altri, non riescono a farsi accettare dai coetanei, i quali si aspettano che i loro compagni siano in grado di capire le regole del gioco, siano capaci di ascoltare, mediare e accettare quanto proposto anche dagli altri.

Dice la De Clercq : “In presenza di altri bambini, Thomas diventava immediatamente nervoso e stressato e noi, altrettanto rapidamente, non riuscivamo più a tenere sotto controllo il suo comportamento”.[1]

Pertanto è bene evitare loro questo tipo di esperienze negative, che non solo non apporterebbero alcun beneficio, ma potrebbero peggiorare la loro psiche, giacché potrebbero essere seguite anche da atteggiamenti di bullismo e di rifiuto da parte dei bambini normali, con seguente peggioramento dell’autostima e del loro mondo interiore, già notevolmente turbato.

Di conseguenza i soggetti con sintomi di autismo non sono in grado di acquisire mediante il rapporto con gli altri bambini, gli apporti preziosi offerti da questo tipo di gioco, così come non sono in grado di gustare il piacere e la gioia dell’intesa, dello scambio e della complicità. Tutte cose che permettono di instaurare quegli affettuosi legami reciproci che sono fondamentali nel mantenere e accrescere in ogni essere umano un buon equilibrio psichico.

 

Il gioco libero autogestito

 

Se il gioco con gli altri bambini è impossibile, la stessa attività è invece perfettamente utilizzabile quando è attuata insieme a degli adulti, se questi riescono a tenere conto della realtà interiore di questi particolari soggetti.

In particolare è necessario conoscere e accettare:

·      che in questi bambini è presente una chiara sfiducia negli esseri umani e nel mondo che li circonda. Sfiducia che li costringe alla difesa, piuttosto che all’accoglienza delle idee e degli interventi che provengono dall’esterno. Sfiducia che li porta a rifiutare e ad opporsi a qualunque richiesta venga dagli altri, in quanto viene da loro giudicata come una costrizione e un’imposizione (indifferenza od opposizione ai giochi proposti dagli altri bambini o dagli adulti).

·      che lo stato d’iperattivazione mentale, di ansia, di paura e a volte confusione, con la quale sono costretti a confrontarsi in ogni momento, non permette loro di ascoltare con serenità ed equilibrio le indicazioni, le necessità e i bisogni e degli altri, così da regolare le loro azioni e i loro comportamenti. Pertanto ogni stimolo ad effettuare dei particolari giochi o attività, che agli occhi degli adulti potrebbero essere interessanti ed educative li blocca, li mette in ansia, li disturba. È indispensabile quindi che i genitori accettino i giochi da essi in quel momento cercati, desiderati o proposti, qualunque essi siano.

·      È necessario inoltre accettare che può essere presente nel loro animo una notevole instabilità, irritabilità e aggressività che li costringe, specialmente quando si trovano in una fase nella quale non è presente una totale chiusura, ad effettuare dei giochi caotici, aggressivi e distruttivi. In questi casi, istintivamente, saremmo portati a respingere questo tipo di attività, poiché negli adulti è nettamente prevalente l’atteggiamento educativo e di controllo. Tuttavia, tenendo conto del loro bisogno di dar sfogo a queste emozioni, tranne che i giochi proposti e attuati non comportino un reale pericolo per sé e per gli altri, la vostra accettazione deve includere anche questo tipo di giochi.

·      La notevole ansia presente nella loro mente li disturba continuamente e li obbliga a utilizzare gli stessi giochi per molto tempo (giochi interminabili). Se il genitore accetterà di effettuare insieme a loro lo stesso gioco per numerose volte senza stancarsi e senza annoiarsi, scoprirà presto come questo suo momentaneo sacrificio sarà stato prezioso per permettere al bambino di iniziare o riprendere il cammino della crescita affettivo – relazionale.

·      Questi bambini, a causa delle loro notevole fragilità nell’affrontare e accettare le frustrazioni, tendono a non accettare di sbagliare o perdere nei giochi che riescono ad effettuare con gli altri. Perciò, almeno inizialmente, preferiranno giochi molto semplici e ripetitivi, che hanno soltanto lo scopo di diminuire la sofferenza che attanaglia il loro animo. È quindi necessario che gli adulti accettino questi tipo di giochi che sono molto importanti per loro. D’altra parte sarebbe assolutamente controproducente pensare di effettuare insieme a loro un tipo di gioco in cui l’adulto discuta con il bambino quali regole applicare o peggio ancora sia lui a dettare le regole (gioco guidato). Tale tipo di gioco lo farebbe sentire, ancora una volta, un bambino incompreso, costretto a fare o a non fare, ciò che gli altri desiderano o gli impongono e non ciò di cui lui ha bisogno e necessità in quel determinato momento.

Da quanto abbiamo detto l’unico gioco che questi bambini possono e dovrebbero effettuare costantemente, in quanto riesce a dare a questi piccoli con disturbi dello spettro autistico un notevole piacere, tanta gioia e soprattutto molta gratitudine verso chi accetta di giocare con loro, producendo di conseguenza importanti effetti positivi e terapeutici è il Gioco Libero Autogestito.[2]

In questo particolare tipo di gioco la conduzione e la gestione dell’attività è affidata completamente al bambino. Questi può scegliere il tipo di gioco, la sua durata, le modalità con le quali eseguirlo. Egli può scegliere inoltre quando e con quale altro gioco sostituire quello che in un determinato momento non è più di suo interesse o gradimento.

Voi genitori:

 

1.     Date ai vostri figli una presenza rassicurante, serena, affettuosa e rispettosa.

Rispettosa soprattutto dei loro sintomi, che evidenziano le gravi problematiche interiori delle quali soffrono. Rispettosa degli sforzi che fanno per limitare o combattere la sofferenza e l’angoscia dalle quali si sentono sommersi. Rispettosa delle loro capacità ma anche dei loro limiti. In tal modo dimostrerete con i fatti e non con le parole che conoscendo le necessità, i bisogni dei loro limiti li comprendete e accettate con gioia.

 

2.     Parlate poco e solo se è strettamente necessario.

Questi bambini non amano essere sommersi di parole, perché hanno difficoltà a interpretarle e viverle serenamente, per cui le parole e soprattutto i grandi e impegnativi discorsi, li confondono e li innervosiscono. Dice la De Clercq, una mamma di un figlio con disturbi autistici, parlando del figlio: “Nel frattempo, sembrava che le parole avessero su Thomas un effetto deleterio. Più frasi gli venivano dette e più diventava teso”.[3] Il motivo è semplice da comprendere: a causa dell’ansia e del tumulto presente nella mente di questi bambini, l’attenzione verso le parole richiede loro un grande sforzo, che non possono sostenere se non per pochissimo tempo, dopodiché le parole diventano motivo di irritazione e sono causa di altra ansia. Parlate quindi molto poco e solo se è necessario. Parlate piano, con dolcezza, senza alzare mai la voce.

 

3.     Evitate di imporre o di spingerli ad effettuare attività e giochi da voi desiderati ma da loro non richiesti.

Questo è l’impegno più difficile da attuare e mantenere. In noi adulti è quasi insito geneticamente, l’essere nei confronti di ogni bambino degli educatori, che hanno il compito di scegliere e proporre, ciò che pensiamo sia utile, necessario, interessante o importante. Nei bambini con sintomi di autismo questo comportamento è errato. Perché è sbagliato considerarli come bambini normali dal punto di vista psicologico ma neurologicamente carenti di molteplici capacità, alle quali sopperire mediante svariati stimoli e terapie. È invece è esattamente il contrario. Essi, dal punto di vista psicologico, sono notevolmente disturbati ma possiedono, almeno in potenza, normali capacità e qualità. D’altra parte dobbiamo necessariamente tener conto del loro mondo interiore nel quale imperversano paure e terrore, ansie ed angosce, diffidenza e chiusura, se non proprio caos e confusione. Pertanto ogni proposta che viene dall’esterno, nella condizione psichica nella quale versano, è da loro avvertita come un’imposizione e una mancanza di attenzione nei confronti delle emozioni negative delle quali soffrono.

In definitiva questo tipo di approccio sottovalutando ampiamente i loro bisogni e desideri, le loro possibilità e necessità, rischia di peggiorare la diffidenza e la ripulsa nei confronti del mondo e delle persone che li circondano e quindi rischia di peggiorare la loro condizione psichica globale. La qual cosa li costringe a non abbandonare la chiusura verso il mondo esterno che avevano istintivamente attuato. Se invece riuscite a rispettare fino in fondo e senza tentennamenti, le emozioni di questi bambini, vi accorgerete molto presto come in realtà le loro capacità di base non erano affatto carenti, ma semplicemente non potevano essere espresse, a causa della presenza di un mondo interiore particolarmente disturbato.

Per tale motivo, soltanto in un secondo momento, quando avrete stabilito con loro una buona relazione e quando le loro emozioni si saranno normalizzate, potete iniziare a proporre qualche gioco che pensate possa divertirli e interessarli.

 

4.     Rispettate il loro spazio di sicurezza.

La vostra presenza fisica non deve mai essere avvertita come invasiva e coartante. Quando, e se è necessario, restate in un angolo, in silenzio, ma con l’animo attento, disponibile, affettuosamente vicino, fino a quando non avvertite che essi sono disponibili all’incontro con voi e pertanto cercano la vostra collaborazione all’attività o al gioco intrapreso.

 

5.     Aspettate che siano loro a stabilire quando e come avere con voi un contatto fisico.

Anche questo comportamento è difficile per l’adulto, specie per un genitore. Tuttavia è un comportamento necessario per dare un chiaro segnale di rispetto dei loro sentimenti e delle loro emozioni e bisogni. Come dire: “Io ci sono. Io sono qui, vicino a te, ma non ho alcuna intenzione di toccarti, né tantomeno di abbracciarti o baciarti, se tu non lo desideri e cerchi. Quando tu sarai più maturo e disponibile, le mie braccia sono pronte ad aprirsi per accoglierti con gioia”

 

6.     Accettate e collaborate alle attività e ai giochi da loro intrapresi o proposti.

Accettate e collaborate ai loro giochi, anche se questi possono sembrarvi inutili, sciocchi, ripetitivi o tendono a manifestare ed esprimere in modo eclatante la loro aggressività e il loro  disordine interiore, dei quali vorrebbero liberarsi. In definitiva non è importante quello che fanno o non fanno, ma il modo affettuoso e gioioso con il quale riuscirete a far vivere loro i vari momenti e le varie realtà che cercherete di rendere quanto più e possibile tranquille, serene, sane e accoglienti.

 

7.     Impegnatevi ad instaurare con questi bambini un legame solido.

Un legame forte, intenso, ricco di ascolto, tenerezza ed empatia. Come dice Zannantoni: “Nel ritrovamento di un rapporto interpersonale buono, possiamo dire empatico, come su di una luminosa superficie specchiante, la persona sofferente può costruire il proprio contenitore di significato e ritrovare pensieri e parole per raccontare a se stessa”.[4]

 

8.     Impegnatevi a costruire un legame d’amore.

 In definitiva cercate in ogni modo di costruire un legame di accettazione e d’amore, facendo vostro l’appello della Notbohm: “Date a vostro figlio amore incondizionato, un amore che non dipenda dalle pagelle, dalle mani pulite o dalla popolarità. Date a vostro figlio la vostra accettazione con tutto il cuore: l’accettazione delle sue fragilità. Oltre che delle sue abilità e virtù”.[5]

Questi vostri comportamenti li stimoleranno ad avere fiducia negli altri e nel mondo e quindi permetteranno a ogni bambino che soffre di sintomi autistici di aprire una breccia nel muro di diffidenza che aveva creato per difendersi dalla sofferenza. Quest’apertura sarà preziosa poiché potrà liberare tutte le loro energie così da poterle indirizzare verso una normale crescita affettivo – relazionale, che avrà importanti ricadute anche sul piano cognitivo e comportamentale.

Poiché questi bambini, nei loro giochi, preferiscono utilizzare, un po’ come i bambini piccoli, oggetti veri, permettete loro di giocare con questi oggetti, piuttosto che con i soliti giocattoli di plastica. E poiché amano la musica e i suoni dolci li rilassano, lasciate nelle loro mani qualche strumento musicale.[6]

 

A quali giochi partecipare?

 

La risposta a questa domanda è semplice: “A quasi tutti”. Tranne che non siano giochi sessuali, o giochi nei quali il bambino potrebbe fare realmente del male a sé stesso o agli altri, dobbiamo riuscire a partecipare a tutte le attività e a tutti i giochi dal bambino attuati o proposti.

Le iniziative del bambino possono essere di vario tipo, e soprattutto nella fase iniziale possono essere molto semplici e lontane dalla nostra concezione di gioco come:

·      Muoversi avanti e indietro.

·      Sfarfalleggiare le mani davanti agli occhi.

·      Lisciare una stoffa o un oggetto.

·      Accendere e spegnere le luci.

·      Versare acqua da un recipiente all’altro.

·      Mettere in fila tutta una serie di oggetti.

·      Mettere gli oggetti, uno alla volta, dentro un contenitore.

·      Riversare a terra tutti gli oggetti da un contenitore.

·      Riversare a terra tutti gli oggetti e calpestarli.

·      Buttare a terra gli oggetti con forza per ascoltarne il rumore.

·      Guardare fissamente le lancette o il pendolo di un orologio.

·      Aprire e chiudere un ombrello o aperto farlo girare a terra.

·      Strappare dei pezzetti di carta per farli volare come farfalline dal balcone.

 

In definitiva qualunque attività faccia il bambino, anche se può essere classificata come una stereotipia, può e deve essere trasformata in gioco, nel momento in cui vi parteciperete con gioia, scherzando con lui, ridendo insieme a lui, imitandolo, aiutandolo, sostenendolo. È questa partecipazione gioiosa che riesce a trasformare una detestata stereotipia in una piacevole attività di gioco che infonderà al bambino ciò che gli manca veramente: la sicurezza, la gioia, la fiducia negli altri, il desiderio di stabilire un prezioso legame al di fuori di sé, con il mondo che lo circonda.

 

Ragazzi e adulti con autismo

 

I ragazzi o gli adulti spesso non amano giocare ma vi sono in loro il bisogno e il piacere di raccontare e confidarsi con gli altri sia con le parole sia mediante il disegno o la scrittura.

A volte essi raccontano delle storie fantastiche, spesse volte sono ripetitive e violente. Ebbene anche quest’ascoltare con attenzione e partecipazione a queste storie senza fare alcun commento o interpretazione particolare, è un’ottima terapia.

In altri casi gli adulti con autismo amano disegnare scene violente, nelle quali le persone muoiono e poi risuscitano per poi morire ancora, aggrediti da violenti mostri o personaggi. Anche l’ascolto e la partecipazione ai loro racconti, qualunque sia l’argomento, anche se è ripetitivo, crudele e ricco di coprolalie, diventa terapia se trasmettiamo nell’ascolto la nostra vicinanza affettiva, se riusciamo a evitare di annoiarci, o di scandalizzarci, per cui vorremmo evitarlo.

È così è terapia ascoltare le loro difficoltà con gli insegnanti e compagni di classe. Se i cambiamenti positivi avvengono gradualmente e nel tempo, tuttavia sono tanto più rapidi quanto più i bambini sono piccoli, quanto meno grave è la patologia ma anche quanto più i genitori e gli altri adulti che sono in contatto con loro saranno attenti e disponibili a modificare sostanzialmente l’approccio che avevano precedentemente in un altro: più vicino, tenero, dolce, allegro e gioioso; un approccio fatto di comprensione e rispetto per le loro ansie, per le loro paure e per la sofferenza presente nel loro animo.

 

 

[1] De Clercq H. (2011), L’autismo da dentro, Trento, Erickson, p. 23.

[2] Tribulato E. (2013), Autismo e gioco libero autogestito, Franco Angeli, Milano.

[3] De Clercq H. (2011), L’autismo da dentro, Trento, Erickson, p. 24.

[4] Zannantoni R. 2014), L’empatia e la relazione di aiuto, in Consultori Familiari Oggi, n. 22, p. 149.

[5] Notbohm E. (2015), 10 cose che ogni bambino con autismo vorrebbe che tu sapessi, Erikson, Trento, p. 141.

[6] Morello P. C. (2016), Macchia, autobiografia di un autistico, Salani Editore. Milano, p. 69.

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